Origini di Nola e della Festa

LA CITTÀ

Nola, di origine molto antica, fu fondata dagli Ausoni. Agli inizi del VI secolo a.C. con Capua fu una delle piu importanti piazzeforti etrusche; rimase,tuttavia, in buoni rapporti con i Greci di Napoli; verso la fine del V secolo appartenne ai Sanniti.
Espugnata da Q. Fabio (nel 311 a. C.) divenne citta alleata. Dopo la battaglia di Canne, fu la principale base di operazione dei Romani contro i Cartaginesi. Durante la guerra sociale fu conquistata a tradimento dai Sanniti che riuscirono a mantenervisi fino all'80, quando fu di nuovo occupata dalle truppe romane comandate da Silla. Vi morì nel 14 d C. l'imperatore Ottaviano Augusto. Da questa data non vi sono piu notizie storiche di Nola fino al termine dell'impero romano; ma e certo che essa continua ad essere una delle piu floride e cospicue citta della Campania.

Nei primi secoli del Cristianesimo fu importante centro di vita religiosa con sede episcopale fin dal Ill secolo; patria di S. Felice e sede alla fine del IV secolo di S. Paolino di Bordeaux che ne fu eletto Vescovo nel 409. Distrutta dai Vandali (455) il suo nome tu quasi dimenticato per secoli; le continue invasioni, le guerre non portarono altro che dolori e sofferenze. La vita riprendeva nelle angustie e nella miseria. Sprazzi di luce e molte ombre nella storia di questa citta, che non venne risparmiata neppure dalla furia del Vesuvio che in diverse eruzioni la rase quasi al suolo.
Nel 1256 fu espugnata da Manfredi che l'aggreg6 al Reame di Sicilia. Divenne, poi, feudo del Conte Guido di Monfort nel 1269 dopo che Manfredi era stato sconfitto nel 1266 nella battaglia di Benevento. Passò quindi per eredita alla famiglia Orsini che vi domino lino al 1528, cioe per 238 anni. Grazie a questa fiorente dinastia Nola riebbe l'antico splendore.

In questo stesso periodo Nola da i natali ad un suo celebre figliolo che tanto farà parlare di se in tutto il mondo: Giordano Bruno (1548-1600). Dopo l'evento degli Orsini ritornò al demanio regio e da allora segul le sorti di Napoli. In questa città nel 1820 ebbero inizio ad opera dei sottotenenti Michele Morelli e Giuseppe Silvati i moti risorgimentali napoletani che costrinsero re Ferdinando a concedere la costituzione. Oggi Nola è un importante centro della provincia di Napoli. Ha una superficie di 39 Km2; ed è posta a 34m sul livello del mare. È situata a 30 Km dal capoluogo ed ha una popolazione di circa 33.700 abitanti. Le attivita prevalenti sono l'agricoltura ed il commercio, rilevante il mercato dei bovini e la notevole presenza del terziario avanzato.

LA FESTA DEi GIGLI

Tra le tantissime manifestazioni folkloristiche che si svolgono abitualmente in diversi paesi del mondo, non c'è uno spettacolo così fantasmagorico ed originale come questo della tradizionale "Festa dei gigli", che si svolge a Nola in occasione della festività in onore di S. Paolino. Abbiamo detto originale poiche per le sue caratteristiche non è paragonabile a nessun'altra; sia per quei suoi colori speciali sia per quel suo tono accentuato che si racchiude in un dinamismo di massa per poi esplodere in un ritmo frenetico e suggestivo.
Magica, affascinante, capace di trascinare il più mite spettatore ad un entusiasmo giovanile è la Festa dei Gigli. Ma prima di addentrarci nei dettagli e nei suoi minimi particolari, bisogna descrivere la sua origine.

Molti scrittori si sono interessati ad illustrare la vita e le opere di Paolino di Nola trattando della sua conversione al Cristianesimo, basandosi solo sui dati storici, senza tener conto di alcune leggende che aleggiavano intorno a questo personaggio. Ed e proprio da una di queste leggende che prende corpo questa tradizionale festa. Circa centocinquant'anni dopo la morte del Vescovo di Nola, il Papa Gregorio in un suo dialogo sulla carità raccontò le peripezie a cui fu sottoposto Paolino durante le invasioni barbariche.
Egli asserisce che nel tempo in cui la città di Nola fu devastata dai Vandali, un grande numero dei suoi abitanti era stato fatto prigioniero e condotto in Africa. Il Santo Paolino spese tutto in favore della povera gente rovinata e per i prigionieri.
Non gli restava niente altro da dare, quando gli venne innanzi una povera vedova, che, gettandosi ai suoi piedi, lo implorò di intervenire a favore del suo unico figliolo fatto prigioniero dai Vandali, tradotto in Africa presso il genero del re. L'uomo di Dio commosso fino alle lacrime e non potendo offrirle altro visto che già aveva dato tutto, con un gesto spontaneo e di grande carità rivolgendosi alla poveretta disse: "Prendete me, io sono il vostro schiavo e consegnate me al posto di vostro figlio". La vedova voleva rifiutare una simile proposta, ma Paolino la persuade ad accettare ed insieme partono alla vol ta dell'Africa. La madre chiede udienza al re barbaro che gliela accorda. "Grazia, o sovrano, il mio povero figliolo, tieni, o regale maestà, quest'uomo che è mio schiavo al posto di mio figlio". Il re rivolto a Paolino disse: "Qual e il vostro mestiere? - "Giardiniere", gli rispose il Santo. il re accettò lo scambio e restituì il figlio all'infelice madre. Durante questo periodo di schiavitù, Paolino riuscì con quei suoi modi dolci a conquistarsi la simpatia di alcuni cortigiani, ai quali dette saggi consigli e fece qualche profezia sulla sorte del popolo vandalo. Il re, venuto a conoscenza del potere divinatorio del suo giardiniere, lo fece chiamare e lo sottopose a specifiche domande. Le risposte che dette Paolino impressionarono il re tanto da renderlo ben accetto al sovrano, che volentieri si intratteneva con lui.
Un giorno il re volle sapere da questi chi mai realmente fosse. Paolino che fino a quel momenta aveva nascosto la sua vera identità, spinto dalle domande, confessò di essere il Vescovo di Nola. Il re spaventato disse: "Domanda tutto quello che vuoi e ritorna in patria". Paolino rispose: "Non chiederò altro se non la libertà di tutti i Nolani che si trovano nel vostro regno". Tutto gli fu accordato e le pecorelle con il loro Pastore paste su di una nave, carica di grano, dono del re, ritornarono a Nola, accolti da delirante entusiasmo. Qui finisce il pio racconto di S. Gregorio Magno, ma la fantasia popolare ha continuato ad aggiungervi nuovi elementi. La notizia dell'arrivo del Vescovo Paolino e degli schiavi liberati si diffuse immediatamente, e tutta la popolazione commossa e festante si apprestò a ricevere con gli onori del trionfo il Santo Pastore.
In quella gioiosa occasione andarono incontro al Santo le "Consorterie delle arti e dei mestieri" di quel periodo, diventate poi col tempo le seguenti categorie: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto.

Ma cosa c'entrano i gigli in tutto questo? Si puo dedurre da quanto segue. Quando si sparse per tutto il territorio nolano la voce che il loro amato Vescovo insieme a tutti quei Nolani prigionieri stavano facendo ritorno alle loro case, tutta la popolazione ebbe un sussulto di gioia e di corsa si riversò per le strade, per le campagne, felice di andare incontro ai propri cari ed al Santo Vescovo. Non avendo niente da offrire come dono di ringraziamento, questa gente, strada facendo, raccolse per i campi tantissimi gigli e fiori profumatissimi d'ogni specie, per farne poi dono a Paolino. Ed ancora oggi, anche se questi fiori (gigli) sono cambiati fino a diventare degli obelischi di legno altissimi, i Nolani continuano a tenere fede a questo omaggio, che si ripete ogni anno il 22 giugno verso il loro grande protettore, come segno di gratitudine ed affetto.

Non sappiamo se tale episodio corrisponde a qualche verità. Conosciamo, invece, la profonda dolcezza, l'affetto costante che nutre questo popolo che riesce ormai da tanti secoli a far pulsare il suo cuore di gioia, verso questo caritatevole atto d'amore.

I GIGLI

Sono delle costruzioni in legno alte 25 metri, la cui ossatura è a forma di piramide, con base quadrangolare, formate da sei pezzi, che vanno man mano assottigliandosi verso l'alto. Vengono poi rivestite con la cartapesta e rappresentano per lo più un soggetto religioso, sportivo, storico o di attualità, che spesso termina con una statua di S. Paolino in cima. I gigli sono otto; ognuno rappresenta la propria categoria e sfilano nel seguente ordine: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca ( che rappresenta il ritorno del Santo dalla schiavitù), Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto. Essi sono portati a spalla da circa 100 uomini (paranza), che li fanno danzare seguendo il ritmo musicale di una fanfara posta sulla base.
Ogni paranza ha il suo capo (capo paranza), il quale si pone al centro, cioè davanti al giglio, ed impartisce gli ordini secondo i casi. Egli è coadiuvato da alcuni suoi uomini fidati (caporali) che si trovano ai lati e dietro il giglio. Sulla base, dove è posta la fanfara, al centro siede il maestro di festa, cioè quella persona che nell'arco di un anno si e interessata a portare avanti, a volte con molti sacrifici, l'intera manifestazione. Manifestazione che, certamente, ha il suo epilogo nei giorni in cui si trasportano i gigli, anche se è vero che la festa non ha termine; infatti, mentre ancora si da luogo ai festeggiamenti, già un nutrito gruppo di persone si contende l'assegnazione dei gigli per l'anno successivo.

Riportiamo le maggiori fasi della manifestazione:

CONCLUSIONE

Chiudiamo con alcuni versi di una canzone popolare (sulla festa dei Gigli) scritta da F. Iorio. Essa sta a significare l'evolversi di questa antica manifestazione. Ciò ci risparmia di tracciare le tappe che tanti studiosi ci hanno tramandato (ceri, torri, piramidi ed infine i moderni gigli).

"C'o tiempo se so fatte d'oro e argiente,
Ma primmo erano sciure sulamente...
Ognuno 'e lloro spiega nu' mestiere...
C'ascetta nnanze 'o Santo priggiuniero"